LA GESTIONE DELLA FERITA CHIRURGICA
Una ferita chirurgica è una soluzione “di continuo” della cute prodotta artificialmente a scopo terapeutico.
A differenza di una lesione da trauma provocata da circostanze accidentali e/o da superfici scabre e irregolari si tratta di un taglio "pulito" dai lembi precisi e regolari, la cui guarigione va gestita e monitorata secondo efficaci regole di base per la disinfezione e la medicazione.
La medicazione è una tecnica atta a curare e proteggere la ferita dal rischio di infezione, usata per ottenere progressivamente un completo ripristino della cute la cui riparazione tissutale avviene attraverso tre fasi: la fase infiammatoria, la fase proliferativa e la fase maturativa.
Nella prima fase (infiammatoria), che segue immediatamente l'evento lesivo e si protrae per qualche giorno, delle cellule specifiche "puliscono" la ferita. Il processo comporta vasodilatazione ed essudazione plasmatica. La ferita si presenta quindi fortemente arrossata.
La seconda fase, proliferativa, si sovrappone alla prima, perché inizia dopo poche ore dall'evento lesivo, e dura fino a tre settimane. Al coagulo si sostituisce una struttura solida, grazie ai fibroblasti che gettano le basi per una nuova matrice extracellulare, per il collagene e per il tessuto di granulazione. I bordi della ferita iniziano quindi a contrarsi fino a chiudere i lembi, con il conseguente formarsi di una cicatrice.
Nell'ultima fase, maturativa, che può durare da un minimo di tre settimane fino a mesi o anni, la sintesi del collagene e la riorganizzazione delle fibre portano alla ricostruzione e al rafforzamento del tessuto. La cicatrice può assumere un aspetto diverso a seconda dei casi: di colorito pallido o roseo, liscia, o caratterizzata da un "cordone", può essere elastica, anelastica, con o senza irrorazione o innervazione. I fattori che concorrono alle varie differenze sono l'età, lo stato nutrizionale, le patologie, la localizzazione della ferita, e, naturalmente, come è stata gestita.
La prima cosa importante da tenere a mente è che la medicazione fatta in sala operatoria non va toccata né rimossa per le prime 48 ore poiché l’epidermide si deve chiudere, e il rischio di una medicazione fatta prima del tempo è di aggiungere la presenza dannosa di ulteriori microrganismi.
Generalmente la prima medicazione post operatoria viene eseguita in reparto dal personale sanitario, la dimissione del paziente implica una prosecuzione nella gestione della medicazione in maniera autonoma, fino alla rimozione dei punti di sutura o al riassorbimento degli stessi.
Le indicazioni da seguire in qualsiasi caso sono:
- Non sporcare la medicazione, mantenerla sempre asciutta e pulita;
- Osservare l’aspetto della cute circostante: se si presenta arrossata, gonfia e/o dolente, o se c’è evidente perdita di sangue e/o essudato avvisare il chirurgo o il personale sanitario dedicato;
- Osservare l’aspetto della medicazione, se si stacca o si sporca deve essere nuovamente eseguita.
Fasi generali per organizzare e realizzare la medicazione di una ferita chirurgica:
- lavaggio accurato delle mani per ridurre la flora microbica;
- preparazione del materiale necessario: guanti monouso, disinfettante a cui non si è allergici (i più utilizzati sono l'amuchina 0,05 %, la clorexidina 2%, lo iodio povidone), garze, cerotto;
- rimozione della medicazione da sostituire;
- osservazione della ferita, comprensiva sia del taglio sia della cute circostante;
- procedere bagnando la ferita e la cute circostante con della soluzione fisiologica sterile. In questa fase è importante passare la garza imbevuta dall’interno verso l’esterno, per evitare la contaminazione batterica;
- asciugare con una garza pulita;
- disinfettare;
- applicare il nuovo cerotto;
- smaltire i rifiuti nel modo corretto.
Seguendo queste semplici indicazioni si potrà velocizzare il processo di guarigione e limitare in modo efficace rischi di contaminazione e infezione.
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