Curare l’endometriosi a Cura del Dott. Cavaliere – Responsabile Ginecologia e Ostetricia Cmed & Partners

CURARE L'ENDOMETRIOSI


A Cura del Dott. Cavaliere - Responsabile Ginecologia e Ostetricia Cmed & Partners


Fonte dell'articolo, Il Tempo.it

Il Dottor Alessandro Cavaliere spiega l’importanza di riconoscere e tenere sotto controllo la patologia cronica difficile da diagnosticare che può interessare le donne in età fertile

ENDOMETRIOSI, CAUSA E CURE

Spesso oggi si sente parlare di endometriosi, ma non tutti sanno di cosa si tratta. Come spiega il Dottor Alessandro Cavaliere, Responsabile del Centro medico Cmed e ginecologo chirurgo del reparto Ginecologia della Clinica Fabia Mater di Roma, con il termine endometriosi si definisce una malattia benigna che si riscontra nel 10-14% delle donne in età fertile.

Si tratta di una patologia, caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale extrauterino: la mucosa deputata al solo rivestimento dell’interno dell’utero viene a trovarsi fuori dalla sua sede naturale. Questo disturbo cronico che sopraggiunge in giovane età per proseguire fino alla menopausa, comporta modificazioni strutturali di ispessimento e sanguinamento, che consentono alla malattia di progredire.

E proprio per questa sua cronicità il periodo di cure è prolungato nel tempo.

Ma nonostante si parli di una patologia benigna l’endometriosi causa un impatto fortemente negativo sulla qualità di vita delle donne, generando forti dolori durante la mestruazione (dismenorrea), durante i rapporti (dispareunia), alla minzione (disuria), oltre che algie pelviche e addominali e un alto rischio di riduzione della fertilità. Talvolta è anche correlata a disturbi e intolleranze alimentari.

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Con il termine endometriosi si definisce una malattia benigna che si riscontra nel 10-14% delle donne in età fertile.

Se la sua localizzazione più frequente è la sede ovarica, in forma mono o bilaterale, con la formazione di cisti endometriosiche ben visibili tramite ecografia, non vanno sottovalutate, negli stadi più avanzati, lesioni pelviche e addominali che possono interessare anche altri organi e causare la formazione di aderenze e di uno stimolo infiammatorio addomino-pelvico, che causano violente sindromi algiche di difficile gestione.

Non esistono, a oggi, cure univoche per trattare tale patologia: è necessario infatti guardare alle caratteristiche, all’età, alla fertilità, alle necessità e alla tollerabilità delle cure da parte di ogni singola paziente per capire come intervenire a livello medico o chirurgico.

Le variabili stesse della patologia, le sedi colpite, la sintomatologia algica o d’organo, l’età e la preservazione della fertilità sono determinanti per medici e centri specializzati per capire con quale tipo di terapia intervenire sulle pazienti.

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L’endometriosi una patologia che è possibile tenere sotto controllo senza causare eccessivi problemi o disagi alla paziente, nel momento in cui la patologia viene riconosciuta per tempo.

LA DIAGNOSI

Anche se le premesse possono spaventare, niente paura. Sebbene l’endometriosi sia un disturbo cronico potenzialmente dannoso, la sua alta incidenza di casi sulle pazienti e le conseguenze riscontrate hanno portato i ricercatori ad approfondire negli ultimi anni gli studi inerenti a questa patologia, portando ad un rapido approfondimento delle conoscenze e delle metodologie di cura, rendendo l’endometriosi una patologia che è possibile tenere sotto controllo senza causare eccessivi problemi o disagi alla paziente, nel momento in cui la patologia viene riconosciuta per tempo.

È infatti fondamentale diagnosticarla tempestivamente per riuscire ad apportare i giusti correttivi medici o chirurgici. E proprio per questo purtroppo non è ad oggi ancora possibile tentare le vie della prevenzione, dal momento che non si conoscono ancora le cause scatenanti dell’endometriosi.

Tant’è vero che in media, nonostante le campagne di sensibilizzazione, una diagnosi oggi viene prodotta ancora con circa 3/5 anni di ritardo rispetto alla comparsa della malattia e dei sintomi ad essa legati, portando quindi ad un miglioramento della situazione certo, ma non ad un recupero totale dello status di salute dell’apparato genitale della donna.

Ma a cosa è dovuto il ritardo nella diagnosi? Spesso si sottovalutano i sintomi e si considerando normali i forti dolori pelvici, soprattutto se in concomitanza del ciclo, tanto da somministrare alle pazienti un semplice analgesico o una pillola estroprogestinica, pensando di risolvere il problema, che però permane.

Altre volte, invece, il ritardo è dovuto dal fatto che, se in molti casi una semplice ecografia permette di riconoscere immediatamente una cisti endometriosica, in altri casi ciò non è possibile perché le lesioni presenti non sono visibili nemmeno ricorrendo ai macchinari più sofisticati e sta quindi all’intuizione e all’esperienza del ginecologo fare una giusta diagnosi.

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In molti casi una semplice ecografia permette di riconoscere immediatamente una cisti endometriosica

LA CURA

Le nuove terapie utilizzate oggi nella cura di questa malattia portano notevoli benefici alla qualità di vita della paziente: a livello medico esistono oggi terapie meno severe, in ambito chirurgico, quando necessario, sono invece state sviluppate delle tecniche di laparoscopia mininvasive che non creano danno in termini di fertilità post-operatoria.

Ma per avere ottimi risultati è opportuno rivolgersi ad un centro con personale specializzato: proprio per le sue caratteristiche, l’endometriosi richiede infatti una collaborazione tra varie professionalità che oltre alla capacità intuitiva fondamentale per il suo riconoscimento, siano anche specializzate nel suo trattamento.

Inoltre, seppur con una casistica del 2-3% diagnosticata in stadio precoce e quindi sempre curabile, è possibile correlare endometriosi e neoplasia. Proprio per questo anche in sala operatoria è molto importante che l’equipe di medici sia formata da differenti figure pronte a riconoscere e risolvere qualsiasi diagnosi istologica.

RICORRERE ALLA CHIRURGIA

Tra interventi di routine per cisti endometriosiche e operazioni un po’ più complesse negli stadi avanzati, l’attenzione è sempre rivolta alle necessità della paziente

Se riconosciuta ai primi stadi, l’endometriosi è curabile semplicemente con terapie mediche. Ma non sempre queste cure bastano per consentire alla paziente di vivere normalmente.

È dunque possibile che in alcuni casi sia necessario un intervento chirurgico. Si tratta solitamente di operazioni molto semplici, svolte per migliorare la sintomatologia delle donne affette da questa patologia, che accusano dolori che alterano la qualità della loro vita o problemi che possono minacciare la loro fertilità.

In alcuni casi piccoli interventi in laparoscopia vengono effettuati a livello diagnostico, nei centri specializzati, nei casi di infertilità per comprendere se ci possano essere endometriosi non diagnosticate.

La Clinica Fabia Mater di Roma, struttura all'avanguardia, il cui Reparto di Ginecologia è guidato dalla Dott.ssa Nunzia Iacovelli, è un valido esempio per questo tipo di cure e attenzioni: ottimi risultati non solo a livello di miglioramento della qualità della vita per le pazienti, ma anche sui dati di fertilità postintervento portano la clinica romana a livello con i migliori centri che si occupano della cura dell’endometriosi.

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È possibile che in alcuni casi sia necessario un intervento chirurgico. Si tratta solitamente di operazioni molto semplici, svolte per migliorare la sintomatologia delle donne affette da questa patologia.

L’INTERVENTO

Per quanto riguarda gli interventi, la patologia più frequente e più semplice da gestire in sala operatoria è quella relativa alle cisti endometriosiche, che vengono trattate con un’operazione non troppo invasiva che consente all’ovaio un corretto funzionamento in caso di successive gravidanze.

Ma non sempre queste cisti sono da operare: innanzitutto bisogna capire le dimensioni della cisti, poi si guarda ai sintomi che essa causa, ed infine si pone attenzione all’intenzione della paziente di avere una gravidanza a lungo o a breve termine. Infatti, nello specifico i casi di pazienti che hanno un progetto di gravidanza ravvicinata, che abbiano masse endometriosiche di piccole dimensioni l’intervento non viene praticato.

Se invece non si ha in progetto una gravidanza nel breve periodo, le pazienti sono sottoposte ad una laparoscopia per asportare la cisti consentendo così all’ovaio di riprendere a lavorare correttamente. Più articolato invece il trattamento di pazienti con endometriosi in stadio avanzato. In questi casi la patologia ha colpito non solo ovaio e utero, ma anche gli organi vicini, e ha modificato negativamente a qualità della vita delle donne che ne sono affette.

Per questo l’intervento chirurgico è molto più complesso, perché mira ad eliminare tutti i focolai endometrici presenti e, come sostiene il Dottor Fabio Diotallevi, ginecologo chirurgo del reparto di ginecologia della Clinica Fabia Mater di Roma, da eseguire solo dopo il fallimento di tutte le altre procedure e di tutti i trattamenti possibili.

fonte dell'articolo, Il Tempo.it


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